Pianabella & Procoio

Anticipo che sarà un post fuori dalla norma di questo blog, un post che sta a metà tra le "Presentazioni" e "PassatoFuturo".
In queste settimane abbiamo presentato due libri dedicati ad Ostia ("Alle foci del Tevere: territorio, storia, attualità", di e con la dott.sa S. Pannuzi e il prof. P. Bellotti; "Ostia dalla bonifica alla ricostruzione", di e con M. Severa) e ciò ci ha dato modo di scoprire ancora più dettagli dell'importanza dell'area in cui viviamo, Ostia e tutto il Delta del Tevere.
Senza tornare su tutti gli argomenti, che potete rivedervi grazie ai link che ho messo, oggi voglio affrontare una questione importante, una ferita di questo territorio. Per chi non lo sapesse nell'area circoscritta da via Ostiense, Longarina, Canale dei Pescatori e viale dei Promontori è presente una pineta, che più o meno corre lungo quella che era la linea di costa in epoca romana, su cui si affacciava il così detto suburbio di Ostia Antica (prossimamente farò dei post più dettagliati su questo); questa è l'area di Procoio e Pianabella.
La pineta in questione è una proprietà privata, residuo delle eredità delle famiglie nobiliari papaline, e in questi mesi ha subito un intervento durissimo di ripulitura; in sostanza un'aggressione effettuata con cingolati e seghe elettriche, che più che sistemare il sottobosco ed eliminare gli alberi malati, ha semi deforestato e distrutto gran parte dell'habitat presente nel suolo. Queste attività hanno anche messo in serio pericolo i resti semi scavati di una probabile terma privata, unica evidenza apprezzabile di una villa più grande e molto interessante.
Questo fatto ha suscitato l'indignazione di alcuni, tanto da far partire una indagine, che al momento ha portato al sequestro dell'area.
Ovviamente si attende l'esito di tutto ciò, ma nel frattempo mi e vi chiedo se potrebbe essere sensato valutare un approccio differente a Procoio e Pianabella. Personalmente, in relazione a beni ambientali e/o culturali, non sono contrario alla gestione di un privato, purché sia ben regolamentata e sia, appunto, gestione e non possesso.
Con tutta la resilienza possibile, vogliamo provare a far leva su questo disastro per provare a creare una maniera diversa di gestire i beni pubblici? Vogliamo trovare vie nuove per valorizzare e vivere diversamente il paesaggio, la storia e l'archeologia?

Oggi vi lascio con questi interrogativi, su cui vorrei tanto sapere cosa ne pensate, però vi suggerisco di seguire i miei post in "PassatoFuturo", poiché un pò per volta affronterò tutti gli argomenti che ho toccato qui e proporrò i miei punti di vista.

#modellidicittà #bricioledibellezza





Commenti

  1. Capisco le buone intenzioni ma personalmente, per le esperienze di vita che ho collezionato, non penso che la gestione privata di quell'area così delicata sia la giusta soluzione. È un'area privata e forse l'unica salvezza sarebbe un esproprio o Statale di tutte le porzioni della Riserva

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  2. Capisco perfettamente l'obiezione, ma per esperienza le azioni statali dirette non sono garanzia di successo e potrebbero portare a situazioni deprecabili. Personalmente credo che lo stato debba dare direttive e linee guida ma il privato va messo in moto per il bene comune. Sembrerà un ossimoro ma il pubblico è fatto da tanti singoli e se i singoli sono portati ad agire in un contesto pubblico possono essere una risorsa.

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