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Visualizzazione dei post da marzo, 2020

Il bene culturale

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Ho parlato di archeologia e di bellezza , ho messo sul piatto un pò di idee, precisazioni e spunti per inquadrare meglio la questione. Spero possa fertilizzare un pò la discussione sul nostro patrimonio; già ma che è sto patrimonio ? Patrimonio, bene culturale, "petrolio dell'Italia"... Quante definizioni diamo! E come sempre, più definizioni esistono, meno è chiaro il concetto. Faccio una cosa da cui di solito mi astengo, chiudo in modo totale le porte. Chiudo le porte alla definizione "petrolio dell'Italia! Un modo di dire che sicuramente colpisce, ma che in realtà esprime la totale estraneità alla questione da parte di chi lo utilizza. Il petrolio è un combustibile, qualcosa che va bruciato, che deve scomparire per far muovere un motore... Il bene culturale non può essere qualcosa di destinato ad annientarsi a favore di altro... e poi cosa sarebbe sto altro? Immagino il denaro! Torniamo quindi a definizioni più corrette. Il patrimonio, perché è qual

Bellezza, azione

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Una breve riflessione. Cosa è la bellezza? Come per " territorio ", anche bellezza è un termine facile quanto confuso. Facile, perché lo si usa spesso in tantissimi contesti; confuso, perché ogni uso è differente e ogni mente lo interpreta a modo suo. Ed anche la sua situazione linguistica è molto intricata, tante parole differenti quanti ceppi esistenti... Ma non ci inoltriamo in dissertazioni etimologiche! Quello che forse si può dire è che nel calderone della bellezza rientrano vari concetti: armonia, equilibrio e disequilibrio, piacevolezza, fascino, attrazione e sicuramente molto altro. Tutti elementi che rappresentano un nostro giudizio su quanto ci circonda; giudizio che ci necessita per poter affrontare e decodificare il mondo. Quindi non un ozioso attardarsi sull'esteriorità delle cose ma la ricerca di ciò che collima con le nostre pieghe mentali, in quache modo uno degli strumenti che la nostra mente utilizza per farci apprezzare ciò che ci fa vivere me

Archeologia

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Sono tre le reazioni che usualmente si scatenano davanti all’ archeologia* : estasi artistica, nel caso di reperti particolarmente eclatanti; interesse del guadagno generato dal biglietto del turista; disperazione perché la costruzione della metropolitana ritarderà ancora. Ci troviamo, quindi, di fronte a tre aspetti reali ma tutt’altro che centrali rispetto all’ambito dello studio archeologico ed alla sua immersione nella quotidianità di una società. Probabilmente ancora influenzati dall'approccio romantico di Winckelmann , sopratutto in Italia siamo portati a vivere le scoperte archeologiche con l'estasi dovuta al fascino della classicità, come se l'archeologia fosse solo grandi monumenti o manufatti e solo d'epoca classica. Tra l'altro sarebbe opportuno, una volta, parlare di cosa è "classico"; per questo vi consiglio il video in questo link . Potrà sembrare strano a chi non è archeologo, ma il ritrovamento di alto valore artistico è, pe

Vivere la città

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Nei giorni del Covid-19 credo possa essere giusto fare un inciso nel percorso di PassatoFuturo . Avvisaglie di primavera, i primi odori nuovi -che senza gli scappamenti delle auto si sentono molto meglio-, un istinto ad uscire e la consapevolezza di non poterlo ancora fare. Un ecosistema che ci chiama, l'ecosistema urbano e periurbano che ci circonda. Ricordiamoci queste sensazioni quando sarà tutto finito e potremo nuovamente circolare -ogni virus prima o poi passa ma sono tante le cose che invece restano-; torneremo a muoverci liberamente ma cerchiamo di portarci dietro memoria delle sensazioni di oggi, smettiamo di dare per scontato ciò che (e anche chi) ci circonda ed il suo valore. Per mia personale convinzione nulla accade perché così possa esserci una certa conseguenza (ogni cosa ha una conseguenza ma non credo ci sia una guida o un termine prestabilito), però penso che spetti a tutti noi far sì che ciò che accade possa comunque avere anche effetti positivi. Quindi invit

Pianabella & Procoio

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Anticipo che sarà un post fuori dalla norma di questo blog, un post che sta a metà tra le "Presentazioni" e "PassatoFuturo" . In queste settimane abbiamo presentato due libri dedicati ad Ostia ( "Alle foci del Tevere: territorio, storia, attualità" , di e con la dott.sa S. Pannuzi e il prof. P. Bellotti; "Ostia dalla bonifica alla ricostruzione" , di e con M. Severa) e ciò ci ha dato modo di scoprire ancora più dettagli dell'importanza dell'area in cui viviamo, Ostia e tutto il Delta del Tevere. Senza tornare su tutti gli argomenti, che potete rivedervi grazie ai link che ho messo, oggi voglio affrontare una questione importante, una ferita di questo territorio . Per chi non lo sapesse nell'area circoscritta da via Ostiense, Longarina, Canale dei Pescatori e viale dei Promontori è presente una pineta, che più o meno corre lungo quella che era la linea di costa in epoca romana, su cui si affacciava il così detto suburbio di Ostia An

Dalla storia al futuro

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Sembrerà strano ma storia , vista e idea sono parole connesse (è sempre interessante vedere quanto si scopra con un po' di etimologia). Alla base c'è lo stesso concetto del vedere; il vedere per capire il passato ed il vedere per delineare il futuro . Starà forse qui il nocciolo del famoso e mai abbastanza seguito detto " historia magistra vitae "? Non perché ciò che accade si debba per forza ripetere uguale ma perché l'esemplificazine del passato è una testimonianza utile a far girare le nostre rotelle cerebrali. Alcuni meccanismi di base rimangono stabili nella natura (quindi anche nella società, dato che l'essere umano è uno dei tanti animali al mondo) ma questo non vincola molto poiché si tratta di meccanismi molto generici su cui di volta in volta possono esserci tantissime varianti. Probabilmente il bello è proprio qui, imparare alcuni ragionamenti, molto più che sapere ogni dettaglio. Ma torniamo ai nostri temi, alla fine dei conti non è una lezione

OSTIA dalla bonifica alla ricostruzione

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6 Marzo 2020, nonostante il coronavirus è andato in scena la presentazione dell'interessantissimo libro "Ostia. Dalla bonifica alla ricostruzione" di Marco Severa, storico e ostiense. Dopo secoli di storia intensissima il nostro era un territorio malsano e malarico, che lo Stato da poco divenuto dell'Italia unita ha deciso di recuperare.  La neonata nazione italiana, nello slancio che la seconda rivoluzione industriale offriva all'Europa, decise di bonificare il litorale sud di Roma, che fino a quel momento era sede di pochi nuclei familiari sostenuti dal lavoro nelle saline. Per questo dovremmo ringraziare maggiormente Ravenna, città divenuta importante nella storia proprio grazie a Roma e che a fine ottocento donava i suoi operai per il duro lavoro che ha fatto rinascere Ostia. Così rinasce dalle paludi la storia sulle rive del Delta del Tevere, un nuovo inizio che tra grandi progetti urbanistici, splendide realtà architettoniche e nuove ambizioni porta Ostia