L'arte è ancora arte?

Arte, cultura...
Come sempre trattiamo questioni con definizioni tutt'altro che univoche. Se aprissimo un dibattito su cosa è ARTE potremmo proseguire per giorni senza arrivare ad una conclusione adeguata.
Questa volta, però, non mi dilungherò in etimologie e ricerche, vorrei piuttosto abbozzare un ragionamento che stimoli la riflessione sul rapporto tra questa, la cultura e la società.
Facciamo una rapida carrellata, l'arte si è legata alla ricchezza, al potere, alla propaganda, all'espressione spirituale e religiosa, è stata leva di rivolta e scintilla incendiaria ma anche riflessione sull'intimità e sulla psiche. In sintesi è stata sempre legata alla vita, in tutte le sue sfaccettature; che si parli del ritratto dei coniugi arnolfini o del compianto sul Cristo morto di Giotto, del bisonte di Lascaux o di una scultura di Brancusi, l'opera è sempre una espressione della società che è o che dovrebbe essere. Soprattutto è sempre un pezzo del nostro orizzonte visivo, una parte di una piazza, di una chiesa, di un palazzo e così via.
Sicuri che oggi sia ancora sempre così?
Fatte le dovute eccezioni, mi sembra di vedere l'arte chiudersi in piccole nicchie o, peggio, dedicarsi direttamente al circolo del mercato e delle mostre, rendendo orfana la vita di un elemento così fertile.
Questo post un pò sgangherato è, quindi, un appello agli artisti ed alla società a ritrovare un senso di costante vibrazione e connessione, proprio come in questa (un pò goffa) rappresentazione.

E' sempre un passo del percorso di #PassatoFuturo, perché senza fermento non c'è cammino nè evoluzione.


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