Il bene culturale


Ho parlato di archeologia e di bellezza, ho messo sul piatto un pò di idee, precisazioni e spunti per inquadrare meglio la questione. Spero possa fertilizzare un pò la discussione sul nostro patrimonio; già ma che è sto patrimonio?

Patrimonio, bene culturale, "petrolio dell'Italia"... Quante definizioni diamo! E come sempre, più definizioni esistono, meno è chiaro il concetto.
Faccio una cosa da cui di solito mi astengo, chiudo in modo totale le porte.
Chiudo le porte alla definizione "petrolio dell'Italia! Un modo di dire che sicuramente colpisce, ma che in realtà esprime la totale estraneità alla questione da parte di chi lo utilizza. Il petrolio è un combustibile, qualcosa che va bruciato, che deve scomparire per far muovere un motore... Il bene culturale non può essere qualcosa di destinato ad annientarsi a favore di altro... e poi cosa sarebbe sto altro? Immagino il denaro!
Torniamo quindi a definizioni più corrette.
Il patrimonio, perché è qualcosa che possedevano i nostri padri (padri, madri... non soffermiamoci ora sul maschilismo insito nella lingua italiana) e ci rimane in eredità e che quindi diventa un nostro bene, che dobbiamo far crescere e rielaborare prima di lasciarlo a nostra volta in eredità ai figli.
Chiarito il significato, cosa dobbiamo fare?
Innanzitutto dobbiamo ricordarci che i beni di cui disponiamo sono innumerevoli e molto vari; naturali, artificiali, stabili, mobili, immateriali e complessivi -nel senso di insiemi di costruzioni, azioni e natura-. A questo punto dovremmo chiederci, ad esempio, perché Castel Sant'Angelo è un bene culturale o magari perché lo è il Chianti. Il primo è un edificio elaborato e rielaborato tantissime volte, mausoleo, fortezza, galera, castello residenziale...; il secondo un paesaggio che di naturale ha poco, nel senso che la quasi totalità delle piante sono coltivate da secoli e si combinano con strade e paesi, tutt'altro che un'area realmente naturale (non confondiamo naturale e sostenibile, ma qui entreremmo in un discorso infinito).
In sostanza apprezziamo sommamente delle cose che hanno una vita lunga e travagliata, strutture o paesaggi che hanno un denominatore comune, il rimaneggiamento.
La sfida ora è far collimare le parole conservazione e rielaborazione.
Dovremmo imparare ad avere una mente metabolica, capace di ricevere dati da masticare e digerire allo scopo di creare i muscoli e gli organi della società che viviamo e vivremo. A questo punto, osservando lo studio dell’archeologia da questa angolatura, ci appare chiarissimo che il prezzo del biglietto del turista è semplicemente un giusto margine di guadagno, ma mero corollario di un sistema molto più vitale ed importante.
#modellidicittà


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